Leonardo

Fascicolo 8


in "Schermaglie"
Programma superumano, Esposizione umana
di Perseo (Giovanni Costetti)
p. 8


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La città meravigliosa della laguna che vive di solito uno dei silenzi più religiosi della terra e divenuta improvvisamente tumultuante. L'Esposizione d'arte che vi si aprirà fra breve à fatto molto, troppo parlare di se avanti tempo. La Giuria d'accettazione à scelto su 963 opere presentate 140 fra quadri e sculture sollevando un putiferio indiavolato.
   Tutti i giornali ànno gridato contro la severità, contro la ferocia di questa Giuria, la quale a parer nostro è stata indulgente e mediocre. Domandiamo se è possibile che l'Italia in quest'ultimo biennio abbia potuto farci cadere sulle spalle 140 capolavori, mentre è lamentata la mancanza di grandi artisti. Perchè, dato il regolamento, solamente le opere di assoluta importanza potevano essere ammesse alla mostra. È naturale che con un programma alto l'Esposizione dovesse rimanere vuota, e questo noi volevamo in omaggio alla dignità di qualunque impresa che vuole essere grandiosa. Di capolavori, anche a voler essere ottimisti, alla biennale forse non ne troveremo, tanto da domandarci se lo stesso Rodin meriterà di starvi con le opere inviate.
   Se ci seduce l'idea di una esposizione di quadri di mirabile importanza e se a lei guardiamo come a miraggio lontano, ci sorprende assai l'ingenuità del Segretariato Generale il quale colla massima fiducia prepara Internazionali d'arte che a rigore di regolamento dovrebbero rimanere vuote, o infrangendo a questo, popolarsi dì opere di un valore complessivo inferiore malgrado le poche realmente geniali che vi possono trionfare o stonare. Ci sorprende poi una Giuria che si piglia il grande incarico di ricercare il capolavoro e ne trovi non uno o dieci, ma 140! E questa colossale minchioneria che doveva far ridere mezzo mondo solleva indignazioni e lamentazioni che ancora non finiscono. Eppure era naturale che ogni espositore pensasse che solamente i capolavori potevano entrare alla biennale, e che non era a loro disonore l'essere rifiutati e che non potevano assurgere alla pretesa di venire ammessi. Cosicchè gli esclusi potevano ridere degli altri.
   Tutto si riduce dunque a questo: che coloro i quali proposero il programma assoluto e coloro che intesero interpretarlo non ànno tenuto conti, dell'importanza che deve avere il regolamento e l'esame non avendo neppure chiara la visione delle condizioni dell'arte odierna.
   Noi siamo contro le esposizioni organizzate come sono oggi giorno e ci piacerebbe che gli artisti per la loro dignità ritornassero alle usanze dei nostri grandi maestri, che invece di disperdere i loro quadri in esposizioni d'alpe e d'oltr'alpe, li esponevano riuniti nelle loro botteghe evitando giurie e sorprese.
   Le Giurie sembrano fatte apposta per misurare la mediocrità altrui nell'esame dell'opera d'altri, e noi vorremmo che tutto quanto può condurre al pericolo antipatico di rivelare maggior numero di piccolezze umane che potrebbero rimanere fuori della nostra conoscenza, fosse vietato perchè siamo realmente stanchi di cose piccole e di spettacoli grotteschi.
   Non appena ci fu noto che era stata nominata la Giuria per Venezia noi pensammo di dove potevano essere caduti cinque esseri atti ad interpretare le alte esigenze di un programma divino pure caduto, non si sa come, in povera terra mortale; e ci domandammo che mai quei meravigliosi spiriti venivano a fare a Venezia. Ed eccoci a nostra sorpresa massima, riconoscere in coloro, cinque semplici e simpatici mortali ingenui e pretenziosi. Noi tutti li conosciamo e relativamente li ammiriamo. Per esempio chi non conosce come pittore il Sartorio? Egli é autore del Dittico la Gorgone e gli Eroi; ma io conosco un Angelo Conti che seppe di dire quest'opera assai argutamente. Come artista Sartorio à fatto le Vergini sagge e le Vergini stolte, alcuni paesaggi fotografici, alcuni disegni per la Divina Commedia dell'Alìnari (composizioni inferiori a quelle di qualcuno da lui giudicato) tutte cose che pur essendo colme di pregi non fanno né caldo né freddo.
   Gli scultori Calandra e Trentacoste ànno, è vero, ottenuto dei successi, ma l'uno molto popolari, e l'altro molto relativi. L'unico del quale riconosciamo il valore è il francese Cottet, il quale però non è mai riuscito a fare opera assolutamente degna e dovrebbe non giudicare, ma trovarsi fra i giudicabili, nel caso di venire esso pure rifiutato. Del belga Baertsoen c'è poco da parlare perchè à fatto poco — bei paesaggini, piazzette fiamminghe, case e alberelli, senza che gli sia capitato, per caso, di assurgere a un'idea alta ed animatrice.
   Noi volevamo una Giuria composta di cinque iddii e ci à sorpreso il tatto d'una scelta troppo umana.
   Si rallegrino però coloro che amano la riuscita dell'Esposizione. Gl'inviti ai provetti sono numerosi quanto i mobili stile moderno o liberty, che popoleranno le meravigliose sue sale. E ci sarà da vedere una quantità di grandi opere! Ma noi ci domandiamo se il Clou della biennale non sia costituito dalla sala incontaminata di fregi e d'addobbi che accoglie una quarantina di rifiutati.
   Per fortuna anche quest'anno avremo Rodin.


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